progetto MARCO CELLI e FRANCESCO COLOMBO
drammaturgia e regia FRANCESCO COLOMBO
in scena Grazia Capraro, Marco Celli, Adalgisa Manfrida, Michele Ragno
scenografie Colletiva
luci Fabrizio Cicero
costumi Cristiane Sampaio
produzione The Ghepards
uno spettacolo di The Ghepards
critiche rassegna stampa note di regia dossier
PERIODICO ITALIANO MAGAZINE:
“Divertente, ironico, istrionico, dissacrante, imprevedibile, geniale”
SALTINARIA:
“E’ un gioco teatrale, un racconto d’arte in forma moderna.”
NOTEVERTICALI:
“Uno spettacolo brillante e un pò fuori dal comune”
SINOSSI
Siamo in un museo, precisamente a Galleria Borghese, Roma. Il personaggio raffigurato nel quadro di Caravaggio “Il fanciullo con la canestra di frutta”, rompe il silenzio assordante che regna nella sala ed inizia a parlare. “Nessuno mi conosce, nessuno sa chi sono, nessuno si ricorda di me”. Si tratta di Mario Minniti, modello di Caravaggio e pittore siciliano, “intrappolato per l’eternità” dentro alla sua cornice. È così che inizia a prendere vita un divertente dialogo tra Minniti, il dipinto, e Caravaggio, il suo creatore, entrambi interpretati da Marco Celli. Due voci che si rispondono, un dualismo che prende vita all’interno di una cornice e fa esplodere la domanda centrale del testo: “Chi è l’opera? Chi l’artista?”. Ecco che Mario Minniti si addormenta, sogna una sua opera, un suo dipinto questa volta, situato nella chiesa di Sant’Antonio d’Agira, in Sicilia. Altri tre stranissimi personaggi arrivano lentamente sulla scena: Gesù (Michele Ragno), un angelo voglioso di iniziare a peccare (Adalgisa Manfrida), un angioletto muto (Grazia Capraro). Anch’essi con mille dubbi e domande irrisolte circa la loro creazione, la loro vita eterna in una tela, i loro sguardi posati su un mondo che scorre ogni giorno davanti alla loro costante immobilità.
L’atmosfera onirica è farcita di comicità e poesia, di esuberanza e misura al tempo stesso. Altri quadri si stagliano sulla scena: un autoritratto di Van Gogh, una ballerina di Degas, un taglio di Fontana. Ormai la barriera tra attori e pubblico smette di esistere. Inizia a crearsi un gioco comune, un’esperienza ogni volta differente, un accadimento totalmente anticonvenzionale.
A chiudere lo spettacolo interviene la Gioconda, che fornisce l’unica risposta possibile alle molteplici domande degli altri personaggi circa la loro eterna esistenza.
Cosa succederebbe se un quadro potesse prendere vita?
Se potesse parlare, se potesse muoversi?
Cosa direbbe? Come agirebbe?
Che rapporto esiste tra il modello ed il pittore?
Se il modello cominciasse a credersi pittore di se stesso, chi sarebbe dunque il modello?
Se avesse a sua volta dipinto dei quadri e li potesse sognare?
Se si potesse vedere questo sogno in diretta?
Ambiguità sessuali, demoni beffardi e camaleontici, misteri e innocenze insieme.
Queste le sfumature di un mondo eterno e sfuggente, esuberante e poetico.
Se ci fermassimo un momento ad ascoltarlo
cosa potrebbe succedere?
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